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Passato presente e futuro dei social network

by Filippo Brunelli

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Pochi lo sanno ma il primo social network della storia è stato un sito del 1997 chiamato SixDegrees.com, che aveva come scopo quello di creare una rete di relazione tra le persone che avessero gli stessi interessi.
Naturalmente all’epoca non esisteva ancora il termine “social network”, che fu coniato solamente nel 2002 con la nascita dell’australiano  friendster, un sito con lo scopo di aiutare le persone a trovare nuovi amici, rimanere in contatto, condividere contenuti e media online,  darsi degli appuntamenti e scoprire nuovi eventi, band musicali. Gli utenti potevano anche condividere foto, messaggi e commentare i contenuti condivisi dei loro contatti. Il sito chiuse nel 2015.
Questo è l’inizio, nel mentre sono nati molti altri social tra i più famosi ricordiamo Facebook, Twitter, Vk, Instagram che attualmente risultano tra i siti più visitati al mondo (fonte Alexa.com).

Tra tutti i social network Facebook è sicuramente il più conosciuto ed il più nominato, insieme a twitter e instagram, ma come funzionano i social network?
Per prima cosa dobbiamo chiarire che il valore reale di un social network è nel numero di utenti attivi che questo mezzo riesce a veicolare giornalmente:  ogni utente che è attivo crea un’ interazione,  pubblica un post, mette un “LIKE”, condivide un contenuto; tutte queste azioni spesso vengono usate per identificare i gusti o le abitudini ed inviare una pubblicità mirata all’utente stesso. Questi dati vengono poi “venduti” ad altre società che a loro volta inviano pubblicità mirate. Allo stesso modo il social network riceve i dati di navigazione o ricerca dell’utente da altri siti e invia a quest’ultimo, nel momento dell’accesso o durante la navigazione, pubblicità mirata.
Il fatto che un social network abbia milioni di iscritti, quindi, non vuol dire che sia un social network che vale se questi iscritti non interagiscono quotidianamente tra di loro o sono account creati ad hoc per pubblicizzare un prodotto, influenzare un quesito referendario o un evento elettivo, come sembra sia avvenuto nel caso delle ultime elezioni americane o del referendum del regno unito sulla Brexit. 
In base a questo Twitter si è scoperto ad avere migliaia di account fasulli che sono stati rimossi.

Attualmente il mercato dei social network è diviso in diverse tipologie e può capitare che un utente sia iscritto a più social network a seconda delle interazioni che vuole avere.
Prendiamo ad esempio  Facebook e Twitter: il primo ha un rapporto 1 a 1, ovvero ogni utente è collegato con un altro utente in un rapporto di reciprocità, dove l’utente A per poter seguire l’utente B deve fare richiesta di amicizia e se accettata  non solo l’utente A segue l’utente B ma al contempo l’utente B inizierà a seguire l’utente A; Twitter, invece, lavora in maniera differente:  se l’utente A decide di seguire l’utente B è sufficiente premere il tasto FLOW e automaticamente verrà aggiornato su ogni tweet che l’utente B posta, senza la necessità che l’utente B a sua volta venda aggiornato sui post dell’utente A.
Quindi non è strano che un utente sia iscritto sia a Twitter che a Facebook, che sono due social network diversi perchè le interazioni che genera sono di tipo differente con risultati differenti.
Una caratteristica che invece accomuna tutti i social network è la mancanza di un evoluzione di stile: malgrado siano passati parecchi anni dalla loro entrata nel mercato se prendiamo ad esempio Facebook o Twitter notiamo che negli anni non hanno mai rivoluzionato la loro impaginazione grafica e presentano il profilo degli utenti tutto uguale, consentendo agli utenti finali solo piccole personalizzazioni. 
Anche se questo può sembrare una limitazione è uno dei tanti motivi che ha permesso a Facebook di affermarsi in una posizione di prestigio nel mondo dei social network: all’epoca dell’entrata di Facebook nel mondo del web era presente un altro grande social network Myspace che dominava la scena e che sembrava destinato ad un futuro radioso.  A differenza di Facebook, però, Myspace dava la possibilità agli utenti di personalizzare la loro pagina con inserimento di Tags HTML. L’idea era buona, in quanto ogni persona poteva liberamente crearsi veramente il proprio spazio senza tante difficoltà ( da qua il nome MYSPACE), sennonché molti utenti, spesso inesperti, iniziarono ad inserire contenuti che appesantivano la pagina e creavano un grande carico di dati in download a chi vi accedeva ed un enorme lavoro alla cpu del computer. In questo modo, piano piano, sempre più utenti abbandonarono Myspace in favore di social più snelli.

Nel rapporto trimestrale presentato a luglio 2018 dopo gli scandali di Cambridge Analytics,  Facebook ha evidenziato un calo nella crescita degli utenti ed una leggera flessione di utenti attivi in Europa, mentre negli Stati Uniti e in Canada, pur rimanendo inalterato il numero di utenti si rileva  un rallentamento della crescita degli utenti.
Che il mercato sia saturo? No, certo che no!
Un grande impatto sul calo della crescita è sicuramente dovuto all’utilizzo da parte del colosso di Menlo Park delle norme europee sulla privacy volute dalla UE dopo lo scandalo di Cambridge Analytics ed il giro di vite sulle fake news e i falsi profili. Ma non è tutto: sempre più giovani,di età compresa tra i 13 ed i 17 anni, lasciano Facebook  in favore di altri social, mentre altri utenti iniziano a riconsiderare il fatto che postare foto o eventi troppo personali possono avere una ricaduta nel mondo reale.
Per quel che riguarda i giovani, sicuramente la voglia di avere uno spazio virtuale dove i genitori non possono raggiungerli è importante in quanto se un genitore ha l’amicizia con il figlio/a su Facebook  sicuramente potrà vedere tutto quello che questi condivide lui o i post degli amici nei quali è taggato.
Per altre persone, invece, diventa complicato poter conciliare la vita privata online con la vita pubblica, in quanto condividere l’amicizia su di un social anche con i colleghi di lavoro o con il proprio capo vuol dire perdere una parte della propria privacy, mentre il non farlo potrebbe sembrare un atto di “maleducazione”, quindi meglio non avere un account o averlo ed utilizzarlo con moderazione.
Un social network che ha cercato di superare questo problema è stato Google+ che tramite l’utilizzo di “cerchie” permette di scegliere cosa condividere e con chi ma, essendo entrato tardi nel mondo dei social e con un layout non semplicissimo, non è mai riuscito ad imporsi ai livelli di Facebook o Twitter.

Un altro motivo che porterà sempre più utenti ad abbandonare i social network classici in favore di soluzioni alternative è l’uso intensivo che ne viene fatto da parte delle aziende che li utilizzano come strumento pubblicitario. 
Sebbene nessuno possa mettere in discussione il ruolo che i social network hanno avuto negli avvenimenti politici internazionali degli ultimi 10 anni partendo da piazza Maidan a Kiev( dove sono stati un ottimo strumento per l’organizzazione e l’aggregazione delle persone per protestare) fino alle Primavere Arabe (dove rappresentavano a volte l’unico mezzo per poter avere notizie), nell’ultimo periodo si è notato sempre più un uso aggressivo da parte delle società di marketing e dei cosiddetti influencer , per la promozione di prodotti e servizi.
Gli utenti fanno sempre più fatica a distinguere un post pubblicitario/promozionale da uno normale, soprattutto su Instagram e twitter dove il rapporto è 1 a molti ed il messaggio è raggiunto da un gran numero di persone. Per questo motivo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha raccomandato a VIP ed influencer l’uso dei cosiddetti “hashtag della trasparenza” (#adv e #ad).
Molto di più ha fatto la Federal Trade Commission americana che richiede (un obbligo quindi e non una raccomandazione) che all’inizio di ogni post sponsorizzato, che sia video, foto o testo, sia specificato l’hashtag #ad o #sponsored; dopo questo richiesta, negli Stati Uniti, Instagram è risultato essere il luogo ideale per i post a sfondo pubblicitario con ben il 50%, seguito da Twitter e Facebook.

Ma quali possibili futuri saranno quelli dei social network?
Diciamo subito che difficilmente si possono fare predizioni a riguardo, ma solo ipotesi.
Ipotizziamo quindi la nascita di social network che saranno a pagamento e offriranno più servizi e meno pubblicità.
Visto che stanno sempre più diventando la nostra identità digitale ed il diario delle nostre vite è facile immaginare la nascita di social network che raccoglieranno i nostri ricordi per sempre, come servizio aggiuntivo a pagamento.
Quindi, un possibile scenario è la creazione di social network di serie A e di serie B come è successo già per i siti di dating online.
Ci sarà un probabile “raggruppamento sociale” sul modello di quello di Google plus in modo da non avere una condivisione totale con tutti i nostri contatti ma mirata e selettiva a protezione della nostra privacy.
I social network del futuro saranno più snelli di quelli di adesso che cambiano lentamente e daranno più spazio alle sperimentazioni. Probabilmente ci sarà interscambio di dati degli account tra i diversi social, pur aumentando l’attenzione alla privacy degli utenti.
Graficamente saranno sempre più mobile-native e meno web-native fino a diventare applicazioni sviluppate prevalentemente per smartphone (come nel caso di Instagram).
Per finire ci saranno sempre meno contenuti testuali e sempre più immagini e tanti, tanti, video.

Concludendo possiamo dire che l’uomo è un animale sociale e come tale cerca sempre il contatto con i suoi pari, ma, qualunque sarà l’evoluzione dei social network, è importante ricordare che nessuna tecnologia può sostituire la sensazione che si prova quando qualcuno sente che stai parlando solo con lui.

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