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Questo articolo non è stato scritto da un AI!

by Filippo Brunelli

Ad aprile di questo stesso anno avevo scritto un articolo dove parlavo dell’intelligenza artificiale e di come vi fossero paure (talvolta infondate) riguardo questa nuova tecnologia.
A distanza di qualche mese, dopo che il garante per la privacy ha rimosso il blocco all’utilizzo di ChatGPT e che l’unione europea ha licenziato il testo “AI ACT”, ho deciso di tornare a parlare di Intelligenza Artificiale generativa ma da un punto di vista più “umano”.
Visto che sempre più spesso viene utilizzata l’AI per generare contenuti mi sono chiesto quanto questi contenuti siano realmente di qualità e fino a che punto siano difficili da riconoscere da quelli creati da esseri umani.
L’utilizzo che sto facendo dei verbi “generare” e “creare” in riferimento, con il primo alle intelligenze artificiali generative e con il secondo all’ingegno umano, non sono per nulla casuali. Sono, infatti, profondamente convinto che il processo di creazione sia tipico dell’essere umano e della sua consapevolezza di essere un individuo unico e pensante; il cartesiano “Cogito ergo sum” è, a mio avviso, un processo mentale solamente umano che le AI non potranno mai raggiungere.


I test
Ho deciso quindi di fare una serie di esperimenti: ho chiesto a due AI gratuite (ChatGPT 3.5 e il Chatbot di Skype) di creare tre articoli su specifici argomenti. Come base per due di essi ho deciso di utilizzare due articoli che avevo scritto io in precedenza (“Il Metaverso Evoluzione Della Realtà Virtuale E Di Internet.” e “Coding Nelle Scuole: Il Bambino Impara A Pensare”), aggiungendo per l'ultimo articolo un argomento difficile e particolare per un AI.
I risultati dell’interrogazione sono disponibili a questo LINK .

Per prima cosa ho dovuto istruire su quali argomenti volevo che venissero trattati in modo da avere dei risultati che assomigliasse a quelli che avevo creato io o che, almeno, utilizzassero gli stessi spunti e riferimenti nello svolgere il compito. La prima richiesta è stata: Scrivi un articolo dal titolo: Il Metaverso evoluzione della realtà virtuale e di internet, parlando della storia della realtà virtuale partendo dal Sensorama, passando per il powerglow della Mattel, parlando del SuperCockpit di Tom Zimmermann e Jaron Lainer, della webcam LG LPCU30. Fare riferimento alla letteratura fantascientifica della cultura Cyber Punk dei romanzi come “Neuromante” o “Aidoru” di William Gibson Utilizzare come fonti: Linda Jacobson, “Realtà Virtuale con il personal Computer”, Apogeo, 1994, Ron Wodaski e Donna Brown, “Realtà virtuale attualità e futuro”, Tecniche Nuove, 1995. Cita le bibliografie e le pagine delle bibliografie.
Il riferimento alla webcam LG LPCU30 era voluto in quanto, oltre ad essere stata una delle prime webcam USB, era accompagnata da una serie di software che permettevano di far interagire l’utente con lo schermo tramite piccoli giochi di realtà virtuale. Inutile dire che nessuna delle due IA l’ha specificato nell’articolo dato che solo chi ha potuto provarla è a conoscenza di questo.
Gli articoli sono abbastanza simili, semplici, concisi e si limitano ad una banale esposizione dei fatti con una conclusione altrettanto banale e scontata. Sembra quasi di leggere un tema scolastico di un ragazzino dei primi anni di liceo.
Nota importante: mentre ChatGPT si limita a citare come bibliografia solamente i libri che ho messo io come riferimento, l’Ai di Microsoft non solo cita i medesimi testi con riferimento specifico alle pagine consultate ma amplia la bibliografia con altri sei testi.

Per il secondo test ho deciso di essere più preciso ed ho chiesto esplicitamente di allargare la ricerca ad altre fonti. Ho quindi interrogato così le AI: Scrivimi un articolo sul coding nelle scuole utilizzando come spunti "le due culture" di Snow e l'articolo della professoressa Wing del 2006. Mettici delle citazioni dai libri e articoli e fai, inoltre, l'esempio di come si può utilizzare come nel film Apollo13. Utilizza anche altre fonti pertinenti e metti le note bibliografiche a piede pagina.
Anche questa volta gli articoli sono risultati simili tra di loro ed altrettanto banali con il testo si ben steso e grammaticalmente corretto ma ancora troppo lineare e semplice. Questa volta, a differenza di prima, ChatGPT ha accluso altre fonti oltre il libro di Snow e l’articolo della professoressa Wing ma, entrambi, hanno sbagliato il riferimento a come sia possibile trovare l’esempio di pensiero computazionale nel film Apollo13.
Nessuno dei due articoli, sebbene richiesto, ha messo delle citazioni tratte dal libro o dall’articolo.

L’ultimo test è stato invece volutamente pensato per verificare le conoscenze delle due Ai e l’ampiezza delle fonti a loro disposizione. Il comando impartito era: In riferimento al libro "Epigrafi romane in Transilvania" puoi farmi un'analisi sulla perdita di documenti storici a causa di incidenti come quello occorso in questo caso sul Danubio?
Questa volta i risultati comparati tra le due intelligenze sono stati completamente differenti: ChatGPT, infatti, ha esordito con: “Purtroppo, non ho informazioni specifiche sul libro Epigrafi romane in Transilvania poiché il mio addestramento ha una data di taglio alla conoscenza fino a settembre 2021, e non sono in grado di accedere a nuovi dati o libri pubblicati dopo quella data. Pertanto, non posso fornire un'analisi dettagliata su quel libro specifico.”
A questo punto è doveroso far notare al lettore che il libro (composto da 2 volumi) è stato pubblicato in solo 1000 copie nell’autunno del 2010, quindi ben dentro quello che è il periodo di addestramento dell’intelligenza artificiale.
ChatGPT, come uno studente delle scuole dell’obbligo che non ha studiato, ha provato comunque a trattare l’argomento in maniera generica.
Meglio è andata la risposta del chatbot di Skype che, non solo conosceva il testo, ma ha anche messo il riferimento bibliografico. Anche in questo caso, però, il testo dell’articolo è risultato molto semplice e banale, sebbene scorrevole nella lettura.


È possibile distinguere se un articolo è stato scritto da una AI?
Il lettore che non ha avuto modo di provare le intelligenze artificiali generative, a questo punto della lettura, si chiederà sicuramente se esiste un modo per distinguere un articolo generato da una AI da quello scritto da un essere umano.
Vi sono online alcuni tools che permettono, una volta inserito un testo, di capire quale probabilità vi sia che il testo sia stato scritto da un umano anziché un’intelligenza artificiale. Ho provato due di questi tools (https://contentatscale.ai/  e https://www.zerogpt.com/) ed anche qua i risultati sono stai divergenti.
Nel considerare il primo articolo contentscale ha verificato come scritto completamente da umani l’articolo, mentre zerogpt ha rilevato una probabilità del 58.74% che l’articolo sia stato scritto da un AI. Ho fatto la controprova utilizzando l’articolo scritto da me ed ancora, mentre il primo assicura che l’articolo sia stato scritto da umani, zerogpt il da una possibilità che sia stato scritto da intelligenza artificiale solamente del 10.82%. Risultati analoghi li ho avuti con tutti gli articoli generati dall’AI.

Ma come fanno questi software a riconoscere che un testo sia stato scritto da un AI?
Principalmente utilizzano altri modelli di  intelligenze artificiali. ChatGPT, così come i suoi simili artificiali, imparano a scrivere in base a dei pattern o schemi: un po’ come gli umani creano un loro “stile” le Intelligenze artificiali creano un modo di scrivere facendo la media degli stili che hanno imparato. Così, controllando la ricorrenza di determinate parole, del modo di scrivere, come risulta la costruzione della frase e la prevedibilità, piuttosto che imprevedibilità, di una parola in un’espressione, i tools che verificano un testo, redigono la probabilità che ciò che hanno letto sia umano o artificiale.
Ma non sempre questi tools funzionano (io suggerisco di utilizzare https://www.zerogpt.com/ se si vuole provare) e quindi…
La prima cosa che consiglio è di imparare (o reimparare) a leggere. Le AI hanno imparato principalmente da ciò che hanno avuto a disposizione online ed hanno quindi uno stile conciso, semplice e veloce, con frasi corte e semplici. Chi è abitato a leggere si accorge subito se un libro, piuttosto che un racconto o un articolo, sono stati scritti da un essere umano o meno notando la complessità della scrittura: tendenzialmente, un testo scritto da un intelligenza artificiale, è davvero banale, contiene numerose ripetizioni e non si avvale dell’intero vocabolario della lingua utilizzata, specie se non si tratta dell’inglese. Per quanto possa risultare ben steso, il documento è la maggior parte delle volte troppo lineare e non sostituisce certi termini con sinonimi più consoni al contesto, realizzando un testo tutt’altro che ricco e accattivante.
Se avete una padronanza avanzata dell’italiano e/o siete lettori assidui riconoscere un testo artificiale vi risulterà facile una volta capiti i meccanismi.

Considerazioni
Le Ai sono il futuro, è inutile negarlo!
Esistono ad oggi però tanti problemi aperti, soprattutto morali.
La prima considerazione che mi viene da fare è quella di quelle aziende che si affidano a professionisti o ad altre aziende specializzate per scrivere banner pubblicitari o articoli promozionali che, convinte di pagare professionisti laureati che hanno studiato, con anni di esperienza e conoscono il loro mestiere, si ritrovano a pagare in realtà un AI spacciata per essere umano.
La seconda considerazione che mi viene è più culturale: utilizzando le AI per scrivere testi rischiamo di disimparare l’arte della creatività e disabituarci a leggere libri scritti magari in linguaggi difficili, con periodi lunghi e, quindi, a quel lavoro mentale che ha caratterizzato lo sviluppo della nostra cultura fin dalla nascita della scrittura.
La Commissione Europea, il 23 giugno del 2023 ha licenziato il AI ACT, un testo molto complesso, destinato a gestire l’utilizzo delle AI all’interno dell’Unione in base ad un sistema di valutazione dei rischi.
Tralasciando i punti che non riguardano questo argomento mi soffermerei invece su l'utilizzo dei testi generati da intelligenze artificiali: la proposta della Commissione Europea prevede che questi siano considerati sistemi di IA a rischio limitato, in quanto possono influenzare il comportamento o le scelte delle persone o creare aspettative irrealistiche. Pertanto, i fornitori e gli utenti di questi sistemi dovrebbero informare chiaramente le persone quando sono esposte a contenuti generati da IA e indicare la fonte e la natura dei contenuti. Inoltre, i fornitori e gli utenti dovrebbero garantire che i contenuti generati da IA non siano ingannevoli, discriminatori o lesivi della dignità umana.
Fermare l’AI è impossibile ed ingiusto. Utilizzare strumenti come ChatGPT per migliorare o aiutare il lavoro è doveroso. Utilizzarli al posto della creatività umana, invece, è immorale e ingannevole oltre che un insulto a più di 2000 anni di ingegno e creatività.
La soluzione è riappropriarci dei libri. Leggere, leggere e leggere ancora. Classici, moderni, contemporanei e saggi, in modo da poter imparare a distinguere un testo di qualità da uno banale e scialbo, indipendentemente da chi ne sia l'autore (Ai o Umano) e poter risalire la china di disinformazione e bassa cultura che negli ultimi 10-15 anni ha iniziato ad avanzare.
La mente umana è capace di collegare diverse discipline, citare una frase al momento giusto e a dovere, le AI non sono in grado di farlo: non vedono film, non sentono la musica, non percepiscono la poesia.
Se scrivono un testo non sanno come collegare un film, una foto, un evento ad un altro argomento che non sembra aver connessione. Se non lo avessi specificato direttamente nella richiesta, parlando di Realtà virtuale e di Metaverso le Ai non avrebbero mai collegato di loro iniziativa i romanzi di Gibson o film come “Il 13° piano” (in effetti non l’hanno fatto con quest’ultimo) pur essendo pertinenti con l’argomento.
Creare è un processo difficile, che richiede energie ed impegno, conoscenza e studio. Non si può ridurre tutto ad un freddo algoritmo o il risultato sarà una creazione scialba, banale, e piena di luoghi comuni, con un linguaggio semplice, fatto di frasi corte e povero da un punto di vista lessicale.
Come sempre non lasciamoci ingannare dalla tecnologia. Siamo noi a doverla utilizzare nel modo corretto e non abusarne per pigrizia.



Riferimenti:
https://eur-lex.europa.eu/~/?uri=CELEX:52021PC0206 https://www.europarl~/EPRS_BRI%282021%29698792 https://www.zerogpt.com/
https://www.zerogpt.com/
https://contentatscale.ai/
https://chat.openai.com/
https://www.bing.com/?/ai
https://theunedited.com/nerdering/aiarticoli.html
https://www.dcuci.univr.it/?ent=progetto&id=1927


(ultima consultazione agosto 2023)
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