Ad aprile di questo stesso anno avevo scritto un articolo dove parlavo dell’intelligenza artificiale e di come vi fossero paure (talvolta infondate) riguardo questa nuova tecnologia.
A distanza di qualche mese, dopo che il garante per la privacy ha rimosso il blocco all’utilizzo di ChatGPT e che l’unione europea ha licenziato il testo “AI ACT”, ho deciso di tornare a parlare di Intelligenza Artificiale generativa ma da un punto di vista più “umano”.
Visto che sempre più spesso viene utilizzata l’AI per generare contenuti mi sono chiesto quanto questi contenuti siano realmente di qualità e fino a che punto siano difficili da riconoscere da quelli creati da esseri umani.
L’utilizzo che sto facendo dei verbi “generare” e “creare” in riferimento, con il primo alle intelligenze artificiali generative e con il secondo all’ingegno umano, non sono per nulla casuali. Sono, infatti, profondamente convinto che il processo di creazione sia tipico dell’essere umano e della sua consapevolezza di essere un individuo unico e pensante; il cartesiano “Cogito ergo sum” è, a mio avviso, un processo mentale solamente umano che le AI non potranno mai raggiungere.
I test
Ho deciso quindi di fare una serie di esperimenti: ho chiesto a due AI gratuite (ChatGPT 3.5 e il Chatbot di Skype) di creare tre articoli su specifici argomenti. Come base per due di essi ho deciso di utilizzare due articoli che avevo scritto io in precedenza (“Il Metaverso Evoluzione Della Realtà Virtuale E Di Internet.” e “Coding Nelle Scuole: Il Bambino Impara A Pensare”), aggiungendo per l'ultimo articolo un argomento difficile e particolare per un AI.
I risultati dell’interrogazione sono disponibili a questo LINK .
Per prima cosa ho dovuto istruire su quali argomenti volevo che venissero trattati in modo da avere dei risultati che assomigliasse a quelli che avevo creato io o che, almeno, utilizzassero gli stessi spunti e riferimenti nello svolgere il compito. La prima richiesta è stata: Scrivi un articolo dal titolo: Il Metaverso evoluzione della realtà virtuale e di internet, parlando della storia della realtà virtuale partendo dal Sensorama, passando per il powerglow della Mattel, parlando del SuperCockpit di Tom Zimmermann e Jaron Lainer, della webcam LG LPCU30. Fare riferimento alla letteratura fantascientifica della cultura Cyber Punk dei romanzi come “Neuromante” o “Aidoru” di William Gibson Utilizzare come fonti: Linda Jacobson, “Realtà Virtuale con il personal Computer”, Apogeo, 1994, Ron Wodaski e Donna Brown, “Realtà virtuale attualità e futuro”, Tecniche Nuove, 1995. Cita le bibliografie e le pagine delle bibliografie.
Il riferimento alla webcam LG LPCU30 era voluto in quanto, oltre ad essere stata una delle prime webcam USB, era accompagnata da una serie di software che permettevano di far interagire l’utente con lo schermo tramite piccoli giochi di realtà virtuale. Inutile dire che nessuna delle due IA l’ha specificato nell’articolo dato che solo chi ha potuto provarla è a conoscenza di questo.
Gli articoli sono abbastanza simili, semplici, concisi e si limitano ad una banale esposizione dei fatti con una conclusione altrettanto banale e scontata. Sembra quasi di leggere un tema scolastico di un ragazzino dei primi anni di liceo.
Nota importante: mentre ChatGPT si limita a citare come bibliografia solamente i libri che ho messo io come riferimento, l’Ai di Microsoft non solo cita i medesimi testi con riferimento specifico alle pagine consultate ma amplia la bibliografia con altri sei testi.
Per il secondo test ho deciso di essere più preciso ed ho chiesto esplicitamente di allargare la ricerca ad altre fonti. Ho quindi interrogato così le AI: Scrivimi un articolo sul coding nelle scuole utilizzando come spunti "le due culture" di Snow e l'articolo della professoressa Wing del 2006. Mettici delle citazioni dai libri e articoli e fai, inoltre, l'esempio di come si può utilizzare come nel film Apollo13. Utilizza anche altre fonti pertinenti e metti le note bibliografiche a piede pagina.
Anche questa volta gli articoli sono risultati simili tra di loro ed altrettanto banali con il testo si ben steso e grammaticalmente corretto ma ancora troppo lineare e semplice. Questa volta, a differenza di prima, ChatGPT ha accluso altre fonti oltre il libro di Snow e l’articolo della professoressa Wing ma, entrambi, hanno sbagliato il riferimento a come sia possibile trovare l’esempio di pensiero computazionale nel film Apollo13.
Nessuno dei due articoli, sebbene richiesto, ha messo delle citazioni tratte dal libro o dall’articolo.
L’ultimo test è stato invece volutamente pensato per verificare le conoscenze delle due Ai e l’ampiezza delle fonti a loro disposizione. Il comando impartito era: In riferimento al libro "Epigrafi romane in Transilvania" puoi farmi un'analisi sulla perdita di documenti storici a causa di incidenti come quello occorso in questo caso sul Danubio?
Questa volta i risultati comparati tra le due intelligenze sono stati completamente differenti: ChatGPT, infatti, ha esordito con: “Purtroppo, non ho informazioni specifiche sul libro Epigrafi romane in Transilvania poiché il mio addestramento ha una data di taglio alla conoscenza fino a settembre 2021, e non sono in grado di accedere a nuovi dati o libri pubblicati dopo quella data. Pertanto, non posso fornire un'analisi dettagliata su quel libro specifico.”
A questo punto è doveroso far notare al lettore che il libro (composto da 2 volumi) è stato pubblicato in solo 1000 copie nell’autunno del 2010, quindi ben dentro quello che è il periodo di addestramento dell’intelligenza artificiale.
ChatGPT, come uno studente delle scuole dell’obbligo che non ha studiato, ha provato comunque a trattare l’argomento in maniera generica.
Meglio è andata la risposta del chatbot di Skype che, non solo conosceva il testo, ma ha anche messo il riferimento bibliografico. Anche in questo caso, però, il testo dell’articolo è risultato molto semplice e banale, sebbene scorrevole nella lettura.
È possibile distinguere se un articolo è stato scritto da una AI?
Il lettore che non ha avuto modo di provare le intelligenze artificiali generative, a questo punto della lettura, si chiederà sicuramente se esiste un modo per distinguere un articolo generato da una AI da quello scritto da un essere umano.
Vi sono online alcuni tools che permettono, una volta inserito un testo, di capire quale probabilità vi sia che il testo sia stato scritto da un umano anziché un’intelligenza artificiale. Ho provato due di questi tools (https://contentatscale.ai/ e https://www.zerogpt.com/) ed anche qua i risultati sono stai divergenti.
Nel considerare il primo articolo contentscale ha verificato come scritto completamente da umani l’articolo, mentre zerogpt ha rilevato una probabilità del 58.74% che l’articolo sia stato scritto da un AI. Ho fatto la controprova utilizzando l’articolo scritto da me ed ancora, mentre il primo assicura che l’articolo sia stato scritto da umani, zerogpt il da una possibilità che sia stato scritto da intelligenza artificiale solamente del 10.82%. Risultati analoghi li ho avuti con tutti gli articoli generati dall’AI.
Ma come fanno questi software a riconoscere che un testo sia stato scritto da un AI?
Principalmente utilizzano altri modelli di intelligenze artificiali. ChatGPT, così come i suoi simili artificiali, imparano a scrivere in base a dei pattern o schemi: un po’ come gli umani creano un loro “stile” le Intelligenze artificiali creano un modo di scrivere facendo la media degli stili che hanno imparato. Così, controllando la ricorrenza di determinate parole, del modo di scrivere, come risulta la costruzione della frase e la prevedibilità, piuttosto che imprevedibilità, di una parola in un’espressione, i tools che verificano un testo, redigono la probabilità che ciò che hanno letto sia umano o artificiale.
Ma non sempre questi tools funzionano (io suggerisco di utilizzare https://www.zerogpt.com/ se si vuole provare) e quindi…
La prima cosa che consiglio è di imparare (o reimparare) a leggere. Le AI hanno imparato principalmente da ciò che hanno avuto a disposizione online ed hanno quindi uno stile conciso, semplice e veloce, con frasi corte e semplici. Chi è abitato a leggere si accorge subito se un libro, piuttosto che un racconto o un articolo, sono stati scritti da un essere umano o meno notando la complessità della scrittura: tendenzialmente, un testo scritto da un intelligenza artificiale, è davvero banale, contiene numerose ripetizioni e non si avvale dell’intero vocabolario della lingua utilizzata, specie se non si tratta dell’inglese. Per quanto possa risultare ben steso, il documento è la maggior parte delle volte troppo lineare e non sostituisce certi termini con sinonimi più consoni al contesto, realizzando un testo tutt’altro che ricco e accattivante.
Se avete una padronanza avanzata dell’italiano e/o siete lettori assidui riconoscere un testo artificiale vi risulterà facile una volta capiti i meccanismi.
Considerazioni
Le Ai sono il futuro, è inutile negarlo!
Esistono ad oggi però tanti problemi aperti, soprattutto morali.
La prima considerazione che mi viene da fare è quella di quelle aziende che si affidano a professionisti o ad altre aziende specializzate per scrivere banner pubblicitari o articoli promozionali che, convinte di pagare professionisti laureati che hanno studiato, con anni di esperienza e conoscono il loro mestiere, si ritrovano a pagare in realtà un AI spacciata per essere umano.
La seconda considerazione che mi viene è più culturale: utilizzando le AI per scrivere testi rischiamo di disimparare l’arte della creatività e disabituarci a leggere libri scritti magari in linguaggi difficili, con periodi lunghi e, quindi, a quel lavoro mentale che ha caratterizzato lo sviluppo della nostra cultura fin dalla nascita della scrittura.
La Commissione Europea, il 23 giugno del 2023 ha licenziato il AI ACT, un testo molto complesso, destinato a gestire l’utilizzo delle AI all’interno dell’Unione in base ad un sistema di valutazione dei rischi.
Tralasciando i punti che non riguardano questo argomento mi soffermerei invece su l'utilizzo dei testi generati da intelligenze artificiali: la proposta della Commissione Europea prevede che questi siano considerati sistemi di IA a rischio limitato, in quanto possono influenzare il comportamento o le scelte delle persone o creare aspettative irrealistiche. Pertanto, i fornitori e gli utenti di questi sistemi dovrebbero informare chiaramente le persone quando sono esposte a contenuti generati da IA e indicare la fonte e la natura dei contenuti. Inoltre, i fornitori e gli utenti dovrebbero garantire che i contenuti generati da IA non siano ingannevoli, discriminatori o lesivi della dignità umana.
Fermare l’AI è impossibile ed ingiusto. Utilizzare strumenti come ChatGPT per migliorare o aiutare il lavoro è doveroso. Utilizzarli al posto della creatività umana, invece, è immorale e ingannevole oltre che un insulto a più di 2000 anni di ingegno e creatività.
La soluzione è riappropriarci dei libri. Leggere, leggere e leggere ancora. Classici, moderni, contemporanei e saggi, in modo da poter imparare a distinguere un testo di qualità da uno banale e scialbo, indipendentemente da chi ne sia l'autore (Ai o Umano) e poter risalire la china di disinformazione e bassa cultura che negli ultimi 10-15 anni ha iniziato ad avanzare.
La mente umana è capace di collegare diverse discipline, citare una frase al momento giusto e a dovere, le AI non sono in grado di farlo: non vedono film, non sentono la musica, non percepiscono la poesia.
Se scrivono un testo non sanno come collegare un film, una foto, un evento ad un altro argomento che non sembra aver connessione. Se non lo avessi specificato direttamente nella richiesta, parlando di Realtà virtuale e di Metaverso le Ai non avrebbero mai collegato di loro iniziativa i romanzi di Gibson o film come “Il 13° piano” (in effetti non l’hanno fatto con quest’ultimo) pur essendo pertinenti con l’argomento.
Creare è un processo difficile, che richiede energie ed impegno, conoscenza e studio. Non si può ridurre tutto ad un freddo algoritmo o il risultato sarà una creazione scialba, banale, e piena di luoghi comuni, con un linguaggio semplice, fatto di frasi corte e povero da un punto di vista lessicale.
Come sempre non lasciamoci ingannare dalla tecnologia. Siamo noi a doverla utilizzare nel modo corretto e non abusarne per pigrizia.
Riferimenti:
https://eur-lex.europa.eu/~/?uri=CELEX:52021PC0206
https://www.europarl~/EPRS_BRI%282021%29698792
https://www.zerogpt.com/
https://www.zerogpt.com/
https://contentatscale.ai/
https://chat.openai.com/
https://www.bing.com/?/ai
https://theunedited.com/nerdering/aiarticoli.html
https://www.dcuci.univr.it/?ent=progetto&id=1927
Il Signore è sottile, ma non malizioso (Albert Einstein)
INTRODUZIONE
Prendo lo spunto dal mio libro da poco pubblicato Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro per offrire al lettore alcune considerazioni su un concetto solo apparentemente semplice ed intuitivo. La storia del concetto di “tempo” è particolare, divisa com’è tra la Fisica e la Filosofia, per non parlare poi della Religione e delle inevitabili citazioni di Sant’ Agostino (che opportunamente evito). Tempo (e spazio) sono esperienze basiche per l’Uomo. Premetto che in questo articolo parlerò esplicitamente del “tempo”, ma che, trattandosi di concetti strettamente correlati, è sempre sottinteso che esiste un’analoga trattazione per lo “spazio”. Considerando poi che utilizzeremo principalmente concetti relativistici ogni qualvolta parlo di tempo occorre intendere lo “spaziotempo”.Ma cos’è il tempo?
Il tempo, intuitivamente è legato a qualche forma di “cambiamento” non strettamente spaziale; anzi potremmo definirlo come la misura di un “cambiamento continuo” e secondo la filosofia senza cambiamento non c’è neppure tempo.Ma cambiamento di cosa? Cambiamento della posizione del sole e delle stelle, della luna, delle stagioni o, in maniera più raffinata, del proprio stato psicologico, del proprio sentire? Queste considerazioni ci portano naturalmente ad una prima distinzione tra “tempo oggettivo” che è possibile misurare strumentalmente ed è uguale per tutti gli osservatori e un “tempo soggettivo”, che, per sua definizione, non è misurabile (ma confrontabile). In questo articolo vogliamo occuparci più propriamente del tempo oggettivo, cioè di quello che utilizza la scienza.
I modi per misurare il tempo, eventi astronomici, clessidre, meridiane, orologi fanno parte della storia della tecnologia.Per quanto riguarda invece la Fisica il discorso è più complesso perché una vera “Fisica temporale” nasce , in senso moderno,solo con i primi esperimenti e quindi se si eccettua qualche eccezione greca, con Galileo Galilei.Allora si comincia ad avvertire la necessità di quantificare esattamente il tempo non solo a fini sociali, ma anche appunto più propriamente scientifici e quindi con una maggiore rigorosità.Ad esempio, la nozione di velocità vista come il cambiamento dello spazio rispetto al tempo (e in seguito quella di accelerazione vista come il cambiamento della velocità rispetto al tempo) apre la strada a questa nuova concezione. A ben considerare è proprio l’analisi differenziale di Newton e Leibnitz che propone quello che diverrà poi un vero e proprio paradigma: una visione della Fisica in cui il tempo è il parametro privilegiato di riferimento a cui rapportare la variazione delle altre grandezze fisiche coinvolte nella descrizione di un fenomeno .
Infatti la seconda equazione di Newton, la celeberrima
(1)F = MA
permette di determinare istante per istante la posizione di un corpo di massa M sottoposto ad una accelerazione A una volta nota la forza F e le sue condizioni iniziali. In pratica potremmo dire che tutta la Fisica dal XVII secolo in poi è basata sul concetto di tempo anche se, ad esempio, per l’equazionecosmologico-quantistica di Wheeler-DeWitt (o WdW) si è parlato di “fine del tempo” e possibilità di descrivere una fenomenologia senza ricorrere (almeno esplicitamente) a tale parametro.Ma torniamo al tempo classicamente inteso.Una volta instauratosi nella Fisica grazie a Galilei e a Newton il nostro parametro si rafforzò viepiù nei secoli successivi divenendo uno dei punti fermi della descrizione fisico-matematica dei fenomeni.Infatti, come già accennato,tutto il settecento e l’ottocento è un fiorire di equazioni differenziali ordinarie e alla derivate parziali che lo vedono da protagonista (quasi) solitario.Il tempo è anche il parametro fondamentale (rispetto a cui variano il campo elettrico e magnetico) delle equazioni di Maxwell.E così giungiamo al XX secolo.Questo secolo risulterà, come noto, assolutamente innovativo per la nostra concezione dell’Universo.Infatti, proprio al suo inizio, fanno la loro comparsa due teorie che rivoluzioneranno non la sola Fisica, ma l’intera scienza e anche il modo di pensare in generale della società: la Teoria della Relatività Ristretta (RR), la Teoria della Relatività Generale (RG) e la Meccanica Quantistica (MQ). Per quanto riguarda il tempo la MQ lo vede come un paramentodi evoluzione di un sistema, importante ma non così determinante come è invece nella Fisica newtoniana; infatti per l’equazione di Schrödingerè più importante conoscere gli auto-valori dell’energia che la sua evoluzione temporale. Completamente diverso è il caso delle Relatività: infatti in esse il tempo cessa di essere solo un parametro evolutivo per divenire il centro dell’interesse stesso della teoria.Possiamo dire, che con le teorie di Einstein, il tempo diviene attore primario della Fisica non solo come parametro evolutivo , ma anche come “oggetto” del sapere stesso (e quindi acquisisce una dimensione filosofica ontologica, ma supportata da elementi quantitativi). Come noto, a partire dalla RR del 1905 lo spazio e il tempo smettono di essere enti separati per divenire un concetto unificato: lo spaziotempo (senza trattino) che compie il “miracolo” di unire grandezze che fino ad allora erano state considerate come completamente separate. Lo spaziotempo fa il suo ingresso nella RR ed è il portato matematico delle equazioni di trasformazione di Lorentz che “mischiano” appunto sia il tempo che lo spazio in un tutto unico.Lo spaziotempo della RR è, come noto, “piatto” o pseudo-euclideo (l’aggettivo pseudo è riferito alla distanza non definita positiva nello spaziotempo di minkowski) mentre lo spaziotempo della RG, completata nel 1915, è “curvo” (ed è incurvato, sostanzialmente, dall’energia/massa).
Il fatto di aver promosso, nelle Relatività, lo spaziotempo a protagonista della Fisica apre scenari assai interessanti ed intriganti.Come il moto è “relativo” anche il tempo e lo spazio sono relativi e quindi cessano di essere concetti “assoluti” come li considerava Newton e tutta la Fisica fino ai primi anni del novecento.E se sono concetti relativi possono avere valori diversi a seconda dei diversi osservatori, in moto, in “quiete”, accelerati o sottoposti ad un campo gravitazionale. Dunque questo apre la strada ad un filone che inizialmente fu guardato con sospetto dai fisici professionisti: quello dei “viaggi nel tempo”.Ormai, dopo che se ne sono occupati fisici del valore riconosciuto come Kip Thorne, Roger Penrose, Paul Davies e (anche se criticamente) Stephen Hawking la materia pare definitivamente sdoganata.Infatti è sperimentalmente noto che il tempo “rallenta” per un osservatore in moto rettilineo uniforme rispetto ad un altro (ma la cosa è reciproca!) e che il tempo rallenta per chi si trova immerso in un campo gravitazionale. Da notare come l’effetto sia reciproco in RR –tra i due osservatori inerziali-, cioè per tutti e due il tempo rallenta, ma non lo sia in RG dove per l’osservatore in un campo gravitazionale il tempo rallenta (rispetto a quello esterno), ma per quello esterno il suo tempo accelera. In questo articolo dunque ci occuperemo solo del tempo relativistico; tuttavia, in Fisica, esiste un altro interessante modo di studiarlo (e definirlo) e cioè quello della termodinamica e della “freccia del tempo” indicata dal Secondo Principio e quindi dall’aumento dell’entropia.
IL TEMPO NELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ RISTRETTA
Nella RR il tempo scorre diversamente per due osservatori inerziali in moto uno rispetto all’altro. Come già detto, proprio l’essenza stessa della Relatività impone che tale fenomeno sia reciproco e simmetrico.L’osservatore considerato in moto (ripetiamo che si tratta sempre di una scelta di pura convenzione) avrà sempre un tempo che scorre più lentamente e precisamente:
(2)
Dove Δt è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui è l’orologio è in quiete (tempo proprio) e Δt' è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui l’orologio si muove con velocità v. Dunque risulta che in OGNI Sistema di riferimento il tempo “scorre più lentamente” perché il fattore gamma per v < c è sempre maggiore di 1 e quindi Δt' > Δt (la durata è maggiore).
IL TEMPO IN RELATIVITA’ GENERALE
La RG nasce per ampliare a tutti gli osservatori (anche a quelli in moto accelerato e non solo rettilineo uniforme, come avviene in RR) l’invarianza delle leggi della Fisica.Facendo questo lo spaziotempo pseudoeuclideo della RR diviene una varietà di Riemann curva.Lo strumento matematico atto a studiare tale geometria (differenziale) è il calcolo differenziale assoluto di Levi-Civita e Ricci-Curbastro.Applicando tali strumenti Einstein (ed Hilbert che però gli riconobbe la primogenitura) giunge a scrivere le famose equazioni di campo che sono:
(3)
ove: è il tensore di curvatura di Ricci,
è un numero detto curvatura scalare,
è il tensore metrico (che servirà poi, una volta sostituito nelle equazioni del moto a determinare la dinamica),
è un termine chiamato “costante cosmologica” è che fu introdotto e poi tolto (ed oggi rimesso) nelle equazioni di campo da Einstein per ottenere un Universo in equilibrio,
è il tensore energia-impulso, c la velocità della luce e G la costante di Newton, π è il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e il diametro.
Le (3), dal punto di vista puramente matematico, rappresentano un Sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali, non lineari, nelle componenti del Sistema metrico e in 4 variabili indipendenti (x,y,z,t).Poiché si può scegliere, senza perdere di generalità, il tensore metrico in modo che sia simmetrico, delle 16 componenti originali (4X4) ne restano solo 10 indipendenti-
Una volta trovate le funzioni incognite occorre risolvere le equazioni del moto che sono date dalle geodetiche della varietà di Riemann e cioè:
(4)
dove:
le x sono le coordinate del punto in moto e le quantità Γ sono legate proprio ai valori della metrica determinata dalle equazioni (3).
In RG si possono utilizzare diverse formule per calcolare le dilatazioni temporali.Esaminiamo diversi casi:
I) Per un osservatore in moto accelerato uniforme (che, grazie al Principio di equivalenza) è identico ad un campo gravitazionale localmente uniforme) si ha:
(5)
dove g è l’accelerazione (costante), h è la distanza tra un osservatore accelerato (o in un campo gravitazionale equivalente) e un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), c la velocità della luce.Quindi per un osservatore in moto accelerato (o in un campo gravitazionale) il tempo rallenta mentre, viceversa, per un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), il tempo accelera.
II) Nel caso invece gravitazionale di una massa m non rotante e di raggio r, utilizzando la metrica di Schwarzchild, si ha:
(6)
dove t’ è il tempo misurato all’interno del campo gravitazionale (“tempo proprio”), t è il tempo misurato all’esterno del campo gravitazionale, r la distanza dal centro di massa, m la massa che genera il campo gravitazionale, c la velocità della luce nel vuoto e G la costante di gravità.
La (6) sviluppata al primo ordine dà:
(7)
dove è il cosiddetto raggio di Schwarzchild
Nel caso della (7) la formula non è “invertibile” tra i due osservatori, interno ed esterno al campo gravitazionale, come è invece la (2).
Naturalmente anche le lunghezze sono contratte sia in RR che in RG e precisamente valgono le:
(8a)
(8b)
CONSIDERAZIONI GENERALE SULLA DILATAZIONE TEMPORALEE SULLA CONTRAZIONE SPAZIALE
Occorre soffermarsi su un altro punto della questione; la dilatazione temporale in RR è , in un certo senso, meno intuitiva da capire di quella in RG. Infatti, in RR la contrazione ha natura sostanzialmente cinematica, mentre in RG si tratta di una vera e propria deformazione geometrica dello spaziotempo. Dunque si tende a capire più facilmente il fatto che le masse contraggano lo spazio e dilatino il tempo proprio perché è la struttura geometrica stessa che subisce deformazioni cosa che non è altrettanto evidente in RR.
I VIAGGI NEL TEMPO
I viaggi nel tempo sono un tema molto di frontiera della fisica contemporanea e –possiamo dirlo-sdoganati da poco grazie all’interesse di fisici molto influenti come Stephen Hawking, Kip Thorne, Paul Davies,Roger Penrose (per citare i più rilevanti) anche se un esempio matematico completo fu scoperto nel 1949 dal logico Kurt Gödel .Tale possibilità deriva proprio dal fatto che grazie alle formule precedenti la durata temporale degli osservatori in moto e sottoposti alla gravità sono differenti da chi non le sperimenta.La RR permette viaggi nel futuro (tralasciamo le possibilità teoriche di comunicare con i tachioni) mentre la RG permette viaggi nel passato e nel futuro (nel caso di loopspazio–temporale in cui però si può tornare indietro nel tempo fin solo al momento della creazione della macchina oppure al momento della creazione naturale del loop; questo, curiosamente, segna anche una differenza rilevante tra la possibilità di accedere ad un futuro virtualmente illimitato ed un passato invece limitato).I viaggi nel tempo dunque sono teoricamente possibili, ma restano da esaminare due aspetti di essi; il primo è la generazione di paradossi quando si ammette la possibilità di tornare/comunicare col passato e la seconda è la fattibilità tecnologica di questi viaggi. La problematica tecnica è solo una questione di tempo e risorse mentre quella dei paradossi è particolarmente complessa. Il paradosso principale che sorge è chiamato “paradosso del nonno”.Un crononauta torna nel passato e uccide suo nonno.Ma se lo uccide non può essere nato e neppure tornato ad ucciderlo.Spiegazioni proposte sono principalmente due.La prima fa ricorso alla MQ e specificatamente alla Interpretazione a Molti Mondi di Hugh Everett III; quando il viaggiatore del tempo uccide il nonno l’universo si separa in due storie: in una il nonno è effettivamente ucciso e nell’altra no.Dunque il viaggiatore si troverà nel secondo universo e non ci saranno contraddizioni logiche.La seconda spiegazione è il principio di autoconsistenza di Novikov; il crononauta torna nel passato tenta di uccidere il nonno, ma un passante si frappone e rimane ucciso al posto suo.Il “nipote” ricorda che il nonno gli narrò questa esperienza e come un passante gli abbia involontariamente salvato la vita.
CONCLUSIONI
Il tempo forse ancor più dello spazio ha sicuramente un fascino particolare per l’Uomo; la Relatività ci ha mostrato che esso non è immutabile, ma che anzi esso può essere alterato utilizzando la velocità, l’accelerazione o la gravità cioè grandezze fisiche ben note. La logica e la Meccanica Quantistica ci offrono anche delle possibili soluzioni ai paradossi che inevitabilmente si generano in queste situazioni. La tecnologia in un lontano futuro forse potrà costruire macchine che realizzino questo antico sogno dell’Uomo: il controllo del tempo.
BIBLIOGRAFIA
Davies P., Come costruire una macchina del tempo, Mondadori, Milano. 2003.
Dorato M., Che cos’è il tempo? Einstein, Gödel e l’esperienza comune, Carocci editore, Roma, 2013.
Haidegger M., Essere e Tempo, Longanesi, Milano, 2005.
Hawking S., Penrose R., La natura dello Spazio e del Tempo.Come capire l’incomprensibile., Biblioteca Scientifica Sansoni, Milano, 1996.
Orilia F., Filosofia del tempo.Il dibattito contemporaneo, Carocci editore, Roma, 2012.
Thorne K., Buchi neri e salti temporali.L’eredità di Einstein, Castelvecchi, Roma, 2013.
Vatinno G., Il Nulla e il Tutto.Le meraviglie del possibile, Armando Editore, Roma, 2012.
Vatinno G., Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro, Armando Editore, Roma, 2014.
Questo è vero per le equazioni differenziali ordinarie della dinamica newtoniana (corredate di condizioni iniziali), ma anche per le equazione alle derivate parziali (corredate di condizioni al contorno) della conduzione del calore e delle onde, che coinvolgono contemporaneamente le variabili spaziali e temporali.
In realtà il tempo c’è ma è “nascosto”; infatti, il funzionale d’onda non contiene esplicitamente il tempo in una geometria dello spaziotempo “congelata”, ma il tempo stesso compare appena ci si chiede quale sia la probabilità di trovare un’altra geometria a partire da quella iniziale.
Risolvendo le equazioni di campo di Einstein per un sistema fisico rappresentato da un fluido perfetto rotante con una velocità costante Gödel trovò una particolare metrica che genera delle strutture chiamate CTC (Closed Timelike Curve) che permettono di raggiungere zone del passato semplicemente spostandosi su traiettorie spaziali.
Lumen In the Lumen series various aspects of light are explored in separate bodies of work. The aim is to let light reveal itself. The first body of work (Luminescence) primarily investigates light using electroluminescent (EL) wire. A current is passed through a copper wire causing the surrounding phosphor coating to emit light. The wire was wrapped around/within custom-made costumes worn by the model. The model's movements were then recorded, introducing a kinetic element. Images were also made using opaque and transparent mannequins. The second gallery (Light Trace 光 のトレース) results from a two day collaboration with Tokyo-based light artist/ fashion designer, Erina Kashihara. Light emitted from within clothing and accessories combined with directed movements clothe the model within traces of light. Michael is currently working on thousands of light images for future exhibitions. He welcomes collaboration with all artists working with light.
Luminescence La prima serie di fotografie si concentra principalmente sulla luminescenza. Questa serie fotografica osserva la luce soprattutto attraverso un filo elettroluminescente (EL wire). La corrente passa attraverso un filo di rame ricoperto di fosforo e provoca l'emissione di radiazioni luminose. Questo filo è stato incorporato in una serie di costumi realizzati per l'occasione e indossati da una modella. I movimenti della modella sono stati poi fotografati, introducendo così un elemento dinamico. Altre immagini sono state create usando manichini opachi e trasparenti. Light trace -Il materiale è il frutto di una collaborazione durata due giorni (novembre scorso a Londra) con la stilista e artista di luci Erina Kashihara che vive a Tokyo. Ognuna delle sei opere della Light Mode Art di Erina è accompagnata da una fotografia statica seguita a sua volta da una serie d'immagini di giochi dinamici di luci. La luce diventa il filo conduttore tra arte e moda.
More info: LIGHT FOR ART
Website: www.michaeltaylorphoto.com